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Giorgio Giampà-Indyca, un sodalizio musicale da SmoKings a Butterfly.

Il compositore romano ci racconta come è stato lavorare su Butterfly, dal rapporto con gli autori, al mood musicale, ai passaggi "No-look" alla Pirlo.

Alessandro e Casey, gli autori di Butterfly, avevano molto amato il tuo lavoro su “Il padre d’italia” e avevi già lavorato con Indyca, a che punto del progetto sei entrato? Di Butterfly sentivo parlare da anni. Avevo visto un teaser quando era ancora in sviluppo e mi era piaciuto molto. Sono stato contento quando mi hanno chiamato per farlo. Non lo so più neanche a che punto abbiamo iniziato a lavorare effettivamente. È stato un parlare dilatato nel tempo. È la cosa migliore, conoscersi gradualmente, anche al di là del lavoro. Fare cinema è come fare uno sport di squadra, bisogna intendersi al di là del razionale. Intendersi a tal punto da permettersi passaggi no-look alla Pirlo. Su Indyca che posso dire, ci conosciamo da così tanto tempo e lavoriamo sempre insieme. Forse devo iniziare a domandarmi: che ho fatto di male? Sono il mio Purgatorio? :) Scherzo, sono delle persone bellissime oltre che dei produttori molto intelligenti. My love to Indyca.

I registi ti avevano consigliato delle tracce, un “mood sonoro”, qualcosa che avevano già in mente? Il discorso con la musica è sempre quello di trovare la funzione/il personaggio che andrà ad interpretare/la storia che andrà a raccontare. In questo caso la scelta è stata quella di dare "voce" all'essere umano che c'è dietro il personaggio sportivo di cui spesso ci si dimentica. si pretende da uno sportivo, e talvolta anche si offende, senza pensare che è un essere umano, che magari è molto giovane come nel caso di Irma e di molti altri (pensa ai calciatori). La musica doveva assolvere quel compito, parlare dell'essere umano che sta dietro la figura, la maglia, i sentimenti, le paure e le emozioni. Scelta questa strada il mood è lì. Il tipo di suono invece, in questo caso, si legava semplicemente alle immagini, allo stile, che i registi hanno scelto. Abbiamo subito pensato a Moneyball, un gran film che era piaciuto a tutti.

“Fare cinema è come fare uno sport di squadra, bisogna intendersi al di là del razionale. Intendersi a tal punto da permettersi passaggi no-look alla Pirlo.”


La colonna sonora del film non si muove sulle sonorità consuete del mondo partenopeo o meridionale, ma più su sonorità nordiche, elettroniche, in che modo hai lavorato? Pensa che io avrei voluto proporre a Nino D'Angelo di cantare uno dei pezzi. Un post-rock con Nino D'Angelo, che stimo moltissimo e che ha una storia in fondo simile a quella di Irma, per me sarebbe stato perfetto. Purtroppo il tempo non ci ha permesso di proporre la cosa, ma la tengo nel cassetto per il futuro. Detto questo. Il punto è sempre il compito che la musica deve assolvere. Usare suoni "partenopei" un po' da stereotipo avrebbe assolto un compito di caratterizzazione geografica che non era quello che abbiamo pensato di chiedere alla musica e che forse va un po' stretto ad una città leader della cultura italiana come Napoli. Napoli è sempre stata casa di una scena musicale molto attiva e variegata, al di là dei "neomelodici" e della musica folk. Ci è venuta subito, molto immediata, la sensazione che fossero il post-rock (anche molto pesante in un paio di casi), l'ambient e suoni più elettronici, le strade giuste da percorre. Al momento non ci siamo pentiti. La musica ha dei momenti epici ma vi siete allontanati da Bill Conti o dal tenore classico dei film di boxe hollywoodiani, è stata una scelta di gusto o vi siete fatti ispirare dalle materiale girato e dal mondo che il documentario raccontava? I film di boxe classici hollywoodiani, di cui non sono un grande fan, richiedono alla musica una funzione diversa da quella che ci siamo proposti. Nei vari Rocky la musica accompagna molto le azioni e l'attività "muscolare" messa in campo. La musica accompagna la ricerca della vittoria e del riscatto finale. Nel nostro caso la musica accompagna la formazione di un'atleta e di un essere umano che giovanissima ha già raggiunto dei traguardi incredibili. Non è un film sulla ricerca della vittoria finale, è un film "decouberteniano" sulla vittoria del partecipare e sulle fasi della vita che tutti passano. Sulla vittoria del rialzarsi e andare oltre come esseri umani. Detto questo, il film look, inteso come immagine generale del film, anche immagine sonora, comanda tutto. È come il materiale che lo scultore ha da scolpire. Se una venatura non ti permette di scolpire in un senso tu devi seguire quello che il materiale ti propone. Il suono, il mood, sono lì nel film che hai davanti. I colori, lo stile di ripresa, la storia, ci hanno spinto in questa direzione.


Il tuo rapporto con il montatore, Giogiò Franchini, alcune sonorità le ha praticamente “riassemblate” durante il montaggio, come ti sei trovato a lavorare con lui?


Sono stato contentissimo di lavorare con Giogiò perché con i film che ha fatto ci sono cinematograficamente cresciuto e perché è il capostipite di una scuola di montaggio che lavora molto e benissimo con la musica. Io sono un compositore di musica per il cinema. Il cinema è un lavoro di squadra e il lavoro di squadra non mi da problemi, anzi, mi esalta. A Giogiò ho dato subito tracce separate dei vari strumenti per poterlo far sbizzarrire ben curioso di vedere cosa ne avrebbe fatto. Sono molto contento.


Trovi differenze nello scrivere musica per il cosiddetto cinema de reale o per film di finzione? Ma, alla fine no. Sono storie da raccontare. Non ci trovo grandi differenze. Le grandi differenze sono tra i film belli e quelli che non stanno in piedi. Butterfly appartiene senza dubbio al primo gruppo.


Giri il mondo con le tue musiche, ma che effetto ti ha fatto rivedere “Butterfly” in sala per l’anteprima ad Alice nella città, a Roma?


Ahahah.. rimango in tema sport, io sono Antonio Conte-iano. Le prime dei film per me sono sempre particolari, perché guardo a cosa si poteva fare meglio. Sicuramente è stata una grande emozione vedere Irma e le sue reazioni, sentirla parlare. Una donna di una grande profondità e intelligenza. A me spesso capita, dai personaggi che si incontrano, siano essi finti o veri, di imparare qualcosa. Senz'altro è stato questo il caso. Il sito ufficiale di Giorgio: http://giorgiogiampa.com/works


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