Ne avevamo sentito parlare, volevamo capire come.
Quando abbiamo iniziato a realizzare Drive Me Home avevamo chiara una cosa: dovevamo raccontare la vita della strada in modo realistico. Ed era importante per noi capire anche la vita sessuale dei camionisti. Quando pensavamo agli Autogrill, alla aree di sosta, alle notti in autostrada, ai viaggi lunghi giorni, chiunque di noi pensava anche al lato oscuro di tutto questo. Pensavamo alle scritte nei cessi, agli incontri fra sconosciuti, alla libertà assoluta, perversa, animale, bisex, gay, trans, etero. Alle saune di Berlino. Non ne sapevamo abbastanza. Come funziona? Quali sono i codici di comunicazione, come ci si incontra? Quali sono le dinamiche?
Documentarsi online e chiedere in giro non bastava, dovevamo provare di persona.
Saliamo in macchina e percorriamo chilometri di autostrade, vagliamo autogrill, li esploriamo di giorno e notte. Ed è qui, nella notte, che troviamo ciò che stavamo cercando.
Per prima cosa capiamo che nella notte dell’autostrada non c’è moralità, che la notte nelle aree di sosta è un universo amorale, un altro pianeta. Le prostitute lavorano come farebbero in case di appuntamenti, salgono su un camion in una area, fanno quello che devono fare, si fanno pagare e vengono fatte scendere nell’area successiva. Basta farci attenzione, sono ovunque. Spesso camuffate da viaggiatrici. A volte arrivano quelle nuove, e i camionisti si passano parola.
Se insisti scopa anche senza preservativo, si fa toccare prima di pagare, è mora, giovanissima. Fa tutto quello che vuoi.
Alcuni camionisti si passano parola e fanno chilometri in più del previsto per raggiungerla. Aspettando il loro turno. Sperando di trovarla. Si passano la parola al caffè, nei codici del baracchino, verticale, fumando prima di ripartire. Nelle parole dei benzinai. Ce n’è una nuova, nell’area est. Passo da quelle parti due volte alla settimana.
Ma questo è normale, per alcuni di loro. Questa è per alcuni camionisti la vita normale dell’autostrada, della lunga strada fra una consegna e l’altra, fra un casello e una svolta. Un sonno e una veglia. Una nazione e l’altra. Il buio, il viaggio, la mancanza di casa e l’estasi temporanea. Nell’autostrada nera, come il mare per i marinai, si incontrano anche i fenomeni, i falsi veterani, che raccontano di aver viaggiato in Turchia, in Russia, di aver visto cose che qui - ma pure in Germania eh - non vedresti mai. Non hai idea della Turchia. Non ho mai visto troie così belle. E' tutto legale.
Siamo andati e venuti varie volte, molte volte. Sempre negli stessi posti. Dovevamo stare attenti, capire tutto, informarci. Quando abbiamo cominciato ad approfondire la questione, ad aguzzare la vista, abbiamo iniziato a percepire un ripetersi di codici. A disegnare una mappa. Di giorno è un gioco da ragazzi. Una trans ci ha detto che i camionisti - in generale - non fanno differenza, che sono uomini veri. Che hanno voglia di scopare e che se sei bella e curata, ti fanno salire in cabina senza badare troppo al resto. Trans che non si fanno pagare. Che sono lì solo per fare l’amore.
Quando hai voglia di scopare, ti metti in autostrada, ne adocchi uno carino, lo sorpassi, scopri le gambe, e rimani un po’ alla sua stessa velocità, poi superi il camion e rallenti un po’, se rallenta anche lui senza suonare, allora ci sta. Metti la freccia ed esci alla prima area. Il tir ti seguirà. Scendi dalla tua macchina, vedi la porta del camion che si apre. E il gioco è fatto.
Di notte tutto cambia, scende la luce e con lei cambiano i segnali, i giochi, i codici della seduzione. E si cercano di più i camion fermi, le aree che accompagnano il riposo. In quel caso è più semplice, basta tenere accesa la luce dell’abitacolo e andare molto molto piano. Superare i camper, che è meglio lasciarli stare, e girare quatti quatti fra i camion in sosta. Col buio la ricerca è più pericolosa, più eccitante, più grave, e sale il desiderio fin dalla ricerca. Dietro agli specchi neri non si vedono i camionisti, non si vede con chi hai a che fare. Se è disponibile o no. Cerchi una dark room e puoi trovare qualsiasi cosa. Ma a quel punto sono i lampeggianti a comandare. E’ il camion a chiamare. Tu hai solo segnalato la tua disponibilità. Giri fra i bestioni, le astronavi, gli autotreni. Se fanno due lampi di fari, ti vogliono. Scendi dall’auto, e entri.
I movimenti fra le macchine, i tir in viaggio o in sosta, di notte o giorno, in cui appartarsi, non dicono ancora tutto. Ci sono i siti di incontri, e questo è semplice, i camionisti sono sempre più connessi con satelliti, smartphone, tablet. Chiamano, scrivono, cercano. Danno e ricevono coordinate da gente che cerca esperienze. Ci si dà appuntamenti di passaggio, in aree lontano da tutto, come potrebbe essere altrove.
Dopo un po’ abbiamo capito che diversi uomini amano guardare scopare la moglie, la fidanzata, con un camionista o con uno sconosciuto in autogrill. E' un topos, un sogno erotico di molti scambisti, una perversione comune. Addirittura un #tag del porno. E che si usano questi stessi codici. Coppie ancora più aperte amano dare sfogo a dei threesome, in cui vale tutto. Escono di casa, salutano la babysitter, e si mettono in auto. Per altre la voglia è di solo esibizionismo, in quel caso si fermano nella piazzola e fare l’amore in macchina, con le luci dell’abitacolo sempre accese, così che i camionisti possano guardare.
Abbiamo capito anche che molte donne o uomini etero, gay o trans, trovano lì il modo di incontrarsi, fra sconosciuti, nel buio delle aree o nei cessi secondari degli Autogrill, senza scambiare il nome proprio e senza quasi guardarsi in faccia. Ma se questo ce lo aspettavamo, ci aspettavamo meno altre cose. Non immaginavamo quanti sono gli incontri casuali, estemporanei, di gente comune, che in Autogrill si sente in un terreno franco, in un porto libero, in cui pensare, fare, provare qualsiasi cosa il corpo desideri.
Mogli, fidanzate, ragazzi, padri di famiglia, per i quali l’Autogrill diventa un non-luogo, un altrove, un posto dove dare sfogo all’innominabile. Un posto che mantiene i segreti.
Basta uno sguardo, a chi sa guardare, per capire se sono lì perché hanno intenzione di fare incontri nuovi. E i camionisti hanno sguardo allenato. Ci hanno raccontato una bella storia di una ragazza giovane, elegante, che era fuori zona, aveva appena lasciato un matrimonio e stava per andare al rinfresco. Ha sentito il bisogno di fermarsi ad un Autogrill. Si è seduta, ha bevuto un caffè e una bottiglietta d’acqua per un tempo appena più lungo del necessario, e ha accettato l’invito di due di loro che non sono andati tanto per il sottile. Poi ha fatto un salto in bagno a sistemarsi, ed è tornata dai suoi amici.
Chissà se è una storia vera.
Dopo qualche settimana passata a solcare i percorsi della sessualità della strada, delle vite parallele della notte e del viaggiare, la ricerca era finita. Sapevamo più o meno tutto. Volevamo conoscere la vita dei camionisti, e abbiamo scoperto un mondo intero. Dovevamo solo raccogliere informazioni, molte di queste sono finite nel film. Altre le portiamo dentro di noi. Perché dopo quell’esperienza, ognuno di noi, sapeva come fare. Conosceva i codici.
La prossima volta che entrate in un Autogrill, guardatevi attorno.
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