Il regista di "Indivisibili" e il "Vizio della speranza" ci parla di "Butterfly", della forza della sua terra e dell'eccezionalità dei suoi personaggi.
Le storie della tua terra prendono spesso corpo in personaggi di confine, costretti alla lotta, alla marginalità, o alla criminalità. Trovi delle affinità tra i tuoi personaggi di finzione - la Maria de “Il Vizio”, le Gemelle di “Indivisibili”, - e la “Farfalla” Irma Testa, nel raccontare la forza vitale, il riscatto, il coraggio?
La mia terra genera conflitti eccezionali e le donne e gli uomini che li vivono vengono forgiati da questa eccezionalità, divenendo, nel bene e nel male, esseri eccezionali. Sia che soccombano, sia che vincano la loro battaglia. Irma Testa è un tipo di essere umano straordinario come quelli che mi hanno ispirato per disegnare i personaggi delle gemelle Indivisibili e di Maria. La stimo. Perché rende il confine la sua forza, fa della lotta stessa la sua vittoria.
In un’intervista hai detto “Le mie storie sono generate da questa terra”. Nel film “Butterfly” emerge la volontà di Irma di non andare mai via da Torre Annunziata. Come lei anche Lucio Zurlo, il suo maestro, avrebbe potuto girare il mondo, andarsene, invece è da cinquant’anni nella stessa palestra di Torre. Pensi che esista una sorta di legame assoluto, antico e indissolubile con questi luoghi d’appartenenza? Lo provi anche tu?
Guardare il mondo, l'universo. Calpestarne il suolo e respirarne l'aria, lasciarmi accarezzare e ferirmi contro il suo corpo contundente. Al tempo stesso, custodire dentro di me come un tesoro prezioso la mappa che mi riporta a casa. Alla sua acqua, alla sua aria, alla sua terra e al suo fuoco. Questo provo come desiderio, imperativo, marchio indissolubile. E non sono solo.
Irma Testa è un tipo di essere umano straordinario come quelli che mi hanno ispirato per disegnare i personaggi delle gemelle Indivisibili e di Maria. La stimo. Perché rende il confine la sua forza, fa della lotta stessa la sua vittoria.
Storicamente il mondo partenopeo è un mondo di ilarità, di caos, genio giocoso, fantasia, un po’ come il tuo primo film “Mozzarella Stories”. Negli ultimi anni questa singolarità si è un po’ affievolita e le narrazioni si sono fatte più serie, più drammatiche, più crude. Pensi sia un cambiamento momentaneo dell’animo partenopeo o una presa di coscienza?
Questa terra vive e vivrà di contrapposizioni continue. Qui niente si affievolisce, resta tutto intatto con tutta la sua forza nonostante i colpi millenari. Credo però che sia terra piuttosto di sentimenti viscerali. Presa di coscienza? Beh, insomma...
Hai definito Butterfly “un film bellissimo”. Molte associazioni e istituzioni si sono mobilitate per portarlo nelle scuole, nelle palestre, e farlo vedere a più ragazzi possibile. Tu insegni cinema ai ragazzi, pensi che film come questo possano essere d’esempio e di stimolo per altri adolescenti che vivono realtà simili?
Irma Testa è un esempio di forza e di rettitudine, una vera sportiva, sempre sospesa sull'equilibrio precario tra vittoria e sconfitta. Gli autori l'hanno raccontata con rispetto e amore. Questo film ha una portata pedagogica e non dobbiamo commettere l'errore di vedere la sua come una storia di Torre Annunziata, è la storia di un essere umano, quindi la storia di tutti gli esseri umani.
Non dobbiamo commettere l'errore di vedere la storia di Irma come una storia di Torre Annunziata, è la storia di un essere umano, quindi la storia di tutti gli esseri umani.
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